Non scherziamo con i principi contabili

La stampa di ieri ha dato evidenza della proposta di sette professori dell’Università di Padova che chiedono una modifica di alcuni principi contabili contenuti nel Codice civile per la redazione del bilancio nell’esercizio 2020, che interessano circa 1,5 milioni di società di capitali in seguito alle conseguenze del Coronavirus sulle imprese.

“Il blocco delle attività economiche genera invece una situazione del tutto nuova. Per esempio, i costi relativi ai contratti periodici, agli ammortamenti delle immobilizzazioni e ai costi del personale, oggi non vengono sostenuti in vista dei ricavi, ma si configurano come costi non comprimibili o non ricorrenti e interamente riconducibili alla situazione di eccezionalità generata dall’esplosione del problema sanitario. In tale prospettiva, anziché la normale imputazione al conto economico,  con la conseguente probabile determinazione di perdite, si propone, a certe condizioni, la “capitalizzazione” di tali costi ed il loro successivo assorbimento con gli utili che le imprese riusciranno a produrre. La proposta prevede quindi di sospendere, adottando procedure che comunque salvaguardino la correttezza dell’informazione verso l’esterno, l’imputazione di questi costi “insopprimibili e non ricorrenti”, per rinviarli ai periodi in cui l’attività tornerà in condizioni normali.(…) Nessuna idea è perfetta, ma siamo convinti che oggi sia giunto il tempo del coraggio e della sperimentazione. È il nostro dovere al servizio dello Stato

Pur apprezzando la buona volontà la proposta è davvero poco condivisibile per i seguenti motivi:

  1. Iscrivere nell’attivo del bilancio delle perdite non mai è una buona idea. Se le perdite ci sono state ci sono state e basta, devono transitare dal conto economico e diminuire il patrimonio. Anche se le chiamiamo attività sono e rimangono perdite, purtroppo. Se si vuole andare comunque verso questa strada potrebbe essere più logico prevedere che una società possa continuare a esistere, per i prossimi 5 anni, anche se il suo patrimonio in conseguenza delle perdite maturate da Marzo a Luglio 2020, fosse negativo per un importo non superiore all’ X% delle attività. Sarebbe più onesto e più chiaro per tutti quale è la situazione della società.
  2. In base a questa proposta di legge la responsabilità della capitalizzazione delle perdite ricada innanzitutto sui revisori anziché sugli amministratori, e sui sindaci. Ricordiamo che la stragrande maggioranza delle imprese italiane, e soprattutto quelle piccole e medie e quelle che presentano delle criticità, difficilmente dispongono di strumenti idonei a formulare budget e piani pluriennali adeguati specialmente in condizioni di estrema incertezza economica. Inoltre gli amministratori, hanno una conoscenza dell’impresa e del suo futuro che i revisori non possono avere per il semplice fatto che non vivono l’impresa ogni giorno. Infine non dimentichiamo mai che la remunerazione degli amministratori è normalmente infinitamente superiore a quella dei revisori. Per tutti questi motivi la responsabilità circa la ragionevolezza e attendibilità dei piani futuri dell’impresa dovrebbe ricadere innanzitutto sui suoi amministratori, poi in misura minore sui suoi sindaci che devono vigilare che gli amministratori abbiano implementato un assetto organizzativo adeguato e, per ultimo sui revisori. E’ un concetto banale, ma purtroppo non è ancora chiaro a tutti.
  3. Il documento infine prevede che i revisori controllino l’adeguatezza e ragionevolezza dei piani futuri sulla base della Comunicazione Consob n. DEM/1061609 che tuttavia riguarda il controllo dei dati pro-forma. La stessa comunicazione riporta che:“i dati  pro-forma sono  ottenuti  rettificando dati  storici  (che possono  essere  bilanci consuntivi  di esercizio o consolidati ovvero ricostruzioni storico-virtuali), per riflettere retroattivamente gli effetti di operazioni già effettuate o proposte, come se esse fossero state realizzate in data precedente.” Il documento quindi si riferisce al controllo di dati storici e non è applicabile a piani futuri. Il riferimento corretto sarebbe quello al Principio Internazionale di Revisione (ISAE) n. 3400 – L’esame dell’informativa finanziaria prospettica.
Ripetiamo, sforzo apprezzabile ma penseremmo soprattutto a ridurre i ‘costi non comprimibili’ con strumenti già disponibili (ad esempio sospendendo gli ammortamenti degli impianti inutilizzati ed utilizzando in forma estesa la cassa integrazione, credito di imposta sugli affitti al 100% etc.).